Gianfranco
Giangualano
UN
PRIMO APPROCCIO ALLA SCIENZA ECONOMICA
Come
si può facilmente immaginare la scienza economica ha come oggetto lo
studio dell'attività economica.
Si
tratta di quell'attività umana che ha come fine la soddisfazione dei
bisogni.
Il
bisogno
è
una condizione di disagio ovvero l’esigenza di conseguire un
determinato stato di soddisfazione da parte di un individuo che
avverte la sensazione di un desiderio inappagato.
Purtroppo
questa è la condizione di tutti gli esseri viventi. Soddisfare i
bisogni è necessario all'uomo per la propria esistenza e per la
propria conservazione.
L'attività
economica è quindi necessaria ed esiste da sempre, essendo
connaturata all'esistenza.
I
bisogni possono essere:
- primari. Necessari alla vita del nostro organismo (es.: mangiare), essi devono essere soddisfatti per primi;
- secondari. Sono quelli la cui soddisfazione mira al miglioramento dello stile di vita di un individuo (es.: possedere un impianto stereofonico);
- individuali. Sono i bisogni avvertiti dall’uomo in quanto individuo e sono determinati da fattori soggettivi quali le caratteristiche personali, l’educazione ricevuta e così via;
- collettivi. Sono quelli avvertiti dall’individuo in quanto membro di una collettività (es.: giustizia ed ordine pubblico).
- illimitatezza. I bisogni sono molteplici e tendono ad accrescersi con l’evolversi della vita umana;
- saziabilità. Uno stesso bisogno diminuisce d’intensità via via che si procede alla sua parziale soddisfazione;
- soggettività. I bisogni variano da individuo a individuo e per uno stesso individuo mutano in rapporto alle circostanze di tempo e di luogo;
- risorgenza. I bisogni, una volta soddisfatti, tendono, dopo un periodo di tempo, a ripresentarsi nuovamente (es.: appetito);
- urgenza. I bisogni possono avere un grado variabile di urgenza determinato dalle necessità contingenti dell’individuo.
I
BENI sono
l'oggetto dell'attività stessa.
Sono
beni tutte le cose materiali ed anche immateriali (servizi) che sono
idonee a soddisfare i bisogni. Questa caratteristica dei beni, come
vedremo, si chiama utilità.
Non
tutti i beni però sono oggetto di attività economica o, più
semplicemente, non tutti i beni sono economici.
Per
attribuire ai beni il connotato dell'economicità occorrono quattro
condizioni:
- l'esistenza di un bisogno;
- la conoscenza di un mezzo capace di soddisfarlo;
- l'accessibilità del mezzo, ossia l'effettiva possibilità di utilizzarlo;
- la disponibilità limitata del bene stesso.
Classificazione
dei beni
- beni riproducibili. Che possono essere oggetto di nuova produzione (es. elettrodomestici);
- beni non riproducibili. Che non possono essere oggetto di nuova riproduzione (es. una scultura di Michelangelo);
- beni diretti (o di consumo). Essi risultano immediatamente idonei al consumo (e di conseguenza alla soddisfazione immediata del bisogno) nello stesso momento in cui vengono offerti al consumatore. Costituiscono esempi di beni diretti (o di consumo) il pane, i cibi, i vestiari, l’arredamento etc.;
- beni indiretti (o strumentali). Si usano solo per la produzione di altri beni. Ciò che importa notare è che, in molti casi, accade che un certo bene possa essere diretto o indiretto secondo il modo in cui viene usato. Così l’automobile è un bene diretto per chi la usa per le gite, ed un bene indiretto per il trasportatore, commesso viaggiatore e chi la usa per lavoro;
- beni primari. Sono quelli necessari alla vita di ogni individuo in quanto soddisfano i bisogni primari (es. pane, indumenti etc.);
- beni voluttuari. Sono quei beni atti a soddisfare bisogni non primari quali, ad esempio, la comodità e l’ostentazione (elettrodomestici, beni di lusso etc.).
- beni materiali. Sono quelli che hanno una consistenza fisica e che possiamo percepire con i sensi (es. pane, vino, abiti etc.);
- beni immateriali. Sono quei beni (come i brevetti, la consulenza di un professionista, i diritti d’autore) che non hanno consistenza materiale;
- beni complementari. Sono quelli che si usano congiuntamente per soddisfare un unico bisogno (come l’automobile e la benzina o il caffè e lo zucchero);
- beni succedanei (o concorrenti o surrogati). Sono quelli che possono essere sostituiti gli uni con gli altri nella soddisfazione del bisogno (come il caffè e l’orzo o il burro e la margarina);
- beni ad offerta congiunta. Si ottengono forzatamente dallo stesso processo produttivo. Ad esempio, chi coltiva il grano produce necessariamente anche la paglia. In altre parole, i beni congiunti sono quelli che non si possono produrre se non insieme ad altri;
- beni concorrenti nell’offerta. Sono quei beni che, derivando dallo stesso processo produttivo possono essere prodotti solo alternativamente, vale a dire la produzione di uno esclude la produzione dell'altro o di altri beni. Infatti, se aumenta la quantità prodotta di un bene, la quantità prodotta dell’altro bene dovrà necessariamente essere ridotta. Ad esempio, se sul medesimo terreno si producono ortaggi e grano, volendo incrementare la produzione dei primi occorrerà ridurre quella del secondo.
Bisogna
scegliere continuamente quali bisogni soddisfare, in quanto i beni
disponibili non sono mai sufficienti a soddisfarli tutti ed il loro
uso è alternativo, nel senso che se un bene lo uso per soddisfare un
bisogno non posso utilizzarlo per soddisfarne anche un altro.
Di
fronte a questo dilemma l'uomo come si comporta?
Normalmente
applicando il principio del massimo risultato o del minimo mezzo:
cioè,
considerati beni che abbiamo a disposizione li usiamo in modo da
soddisfare il maggior numero di bisogni ovvero, cerchiamo di
soddisfare i nostri bisogni utilizzando la minor quantità di beni
possibile.
Possiamo
porci ora un altro problema.
I
beni da utilizzare per soddisfare i bisogni come li otteniamo?
Il
fine ultimo dell'attività economica - abbiamo detto - è la
soddisfazione dei bisogni e i bisogni si soddisfano utilizzando i
beni. Questo si chiama CONSUMO.
E'
possibile consumare beni che non siano stati prima prodotti?
Intuitivamente la risposta non può essere che negativa. Questo
significa che PRODUZIONE e CONSUMO sono due momenti in cui
necessariamente si articola l'attività economica, da
sempre.
La
produzione è quell'attività umana consistente nella trasformazione
della materia nella forma, nella sostanza, nello spazio e nel tempo
per dare alla stessa materia un'utilità che precedentemente non
aveva o aveva in misura minore.
- La trasformazione della materia nella forma fa riferimento all'attività manifatturiera (ad es. un falegname trasforma nella forma il legno);
- La trasformazione della materia nella sostanza riguarda tutte quelle attività che in qualche maniera attengono alle trasformazioni chimiche, dalle più semplici e tradizionali a quelle più complicate e industriali (ad es. trasformazione dell'uva in vino, del latte in formaggio, la raffinazione del petrolio ecc.);
- La trasformazione della materia nello spazio fa riferimento all'attività di trasporto con la quale si rende disponibile un bene in un posto diverso dalla sua produzione;
- La trasformazione della materia nel tempo fa riferimento all'attività di conservazione con la quale si rende disponibile un bene in un periodo diverso da quello in cui è stato prodotto.
Per
produrre è necessario l'impiego di quelle risorse umane o materiali
che chiamiamo FATTORI
DELLA PRODUZIONE. Questi
devono essere impiegati insieme per produrre, devono essere cioè
combinati.
Alcuni
di questi sono sempre esistiti, perciò si dicono originari
e sono:
- natura. È l'insieme degli elementi che non derivano dall'opera dell'uomo. Sono tali la terra, sia come superficie dove si impiantano le attività di produzione, sia come terreno per l'attività agricola, le risorse naturali e le fonti energetiche.
- lavoro. Ogni sforzo umano, manuale o intellettuale, che ogni individuo mette a disposizione partecipando ad un'attività produttiva in proprio (lavoro autonomo) o per conto di altri (lavoro subordinato).
- capitale. È fattore derivato dalla combinazione dei due fattori originari. Si stratta infatti di beni materiali (utensili, attrezzature, macchinari, impianti, ecc.) che provengono da precedenti processi di trasformazione e vengono reimpiegati un altro processo produttivo.
- Stato. Lo Stato è fattore produttivo perché necessario alla produzione. Anche il solo perseguimento dei fini istituzionali (difesa, ordine pubblico, giustizia) sarebbe sufficiente a far ritenere l'attività dello Stato necessaria anche per lo svolgimento dell'attività produttiva del solo settore privato. Ma lo Stato fa molto altro a sostegno della produzione: ad esempio costruisce le infrastrutture, cura la formazione culturale e professionale dei lavoratori (tutte attività cui altrimenti le imprese private dovrebbero provvedere in proprio, sopportando ingenti costi e non senza difficoltà.
- capacità organizzativa. Attività di coordinamento degli altri fattori produttivi svolta dall'imprenditore. Questo è l'ultimo fattore produttivo che si è venuto a creare in ordine di tempo e va fatto risalire al periodo della rivoluzione industriale, caratterizzata principalmente dalla divisione del lavoro.
La
divisione del lavoro è resa possibile proprio dalla figura
dell'imprenditore, la cui attività consiste nell'organizzazione
dei fattori produttivi e, in particolare, del lavoro subordinato.